I beni culturali sono la memoria storica che ogni Paese dovrebbe custodire gelosamente perché rappresentano risorse uniche, non rimpiazzabili. Se c’è qualcosa di cui l’Italia può vantarsi è il patrimonio culturale ereditato in secoli di storia. Nel nostro Paese, infatti, si trovano ben 58 siti UNESCO. Sono luoghi che raccolgono cultura e tradizioni e il cui valore va oltre la bellezza.

La loro valorizzazione presuppone prima di tutto la tutela, che sta nel riconoscimento, nella conservazione, nella protezione e quando necessario nel restauro. Preservare fisicamente i beni culturali è certamente il primo passo, ma non deve mancare la possibilità di fruire di questi beni artistici. Promuovere la cultura vuol dire anche diffondere la conoscenza del patrimonio culturale, in linea con ciò che recita l’articolo 9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Sono ancora molti infatti i siti di grande valore storico e culturale abbandonati da anni al loro destino: ville, abbazie, giardini e altri luoghi che hanno un grande potenziale sembrano essere stati dimenticati. Lo Stato Italiano eppure è incredibilmente annoverato tra i Paesi europei che stanziano meno fondi destinati alla cultura, nonostante i professionisti non manchino e anche molti giovani ambiscano a lavorare nell’affascinante mondo dei beni culturali.

Si tratta di un settore molto vasto che comprende le attività dedicate allo studio, alla conservazione e alla promozione di monumenti, siti archeologici, musei (scientifici, archeologici, pinacoteche, ecc.), archivi e biblioteche, ma anche interi centri storici, con chiese ed edifici di rilevanza storica e artistica.

Proprio per regolamentare un settore così ampio e importante, il 1° Maggio 2004 è entrato in vigore il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che successivamente è stato aggiornato in alcune parti. Attualmente è il testo normativo di riferimento per il diritto alla tutela dei beni culturali di cui regola tutto il funzionamento in Italia: dai principi generali agli ambiti della tutela, della fruizione e della valorizzazione, con una parte sostanziale dedicata ai beni paesaggistici.

C’è anche il decreto MiBAC del 20 Maggio 2019 che disciplina le modalità e i requisiti per l’iscrizione dei professionisti negli elenchi nazionali di storici dell’arte, archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, e finalmente anche degli Esperti di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali.

Ma da quali professionisti è composta un’équipe orientata al restauro e alla conservazione dei beni culturali? Storici dell’arte, architetti e restauratori sono le figure professionali che verrebbero in mente per prime, ma sono necessarie anche le competenze del Chimico e del Fisico. Perché i principali responsabili di alterazione o degrado delle opere d’arte sono prodotti di processi chimici, fattori fisici e biologici. L’importanza della chimica e della fisica nell’approccio scientifico al restauro e alla conservazione di un bene culturale è un equilibrio complesso che tiene conto non solo del lavoro che si sta affrontando, ma anche della salute e sicurezza degli operatori e fruitori del restauro e della tutela dell’ambiente e del paesaggio nel suo complesso. Un lavoro delicato e importante perché proteggere un bene con tutta la cura possibile è fondamentale per tramandarlo intatto alle generazioni future. Conservazione significa anche questo: preservare un bene al meglio per permettere a chi verrà dopo di noi di fruirne. Tutte le opere hanno “una vita” e il tempo le degrada. A noi il compito di saperle valorizzare e custodirle.

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